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Schwazer continua la rincorsa.
Schwazer continua la rincorsa.
Data: 16/02/2016
Autore: fonti
Argomento: In allenamento a Roma.
"Daje Alex", per i pensionati sulla panchina del Parco delle Valli, un pistino sintetico comunale, provvidenziale per le prove misurate, è già un idolo. "Daje!", risponde lui in perfetto romanesco. Il piccolo albergo sulla Nomentana a due passi dalla casa di Donati; la ciclabile sulle sponde dell'Aniene su, su verso la Salaria e poi le "uscite" sulla piana "delle cornacchie", un lungo falsopiano nei pressi di Sambuci, dove si allenano mezzofondisti e maratoneti laziali, pochi chilometri dalla capitale. Inseguito dai cani pastore, come racconta il suo mentore. Alex marcia verso Rio. Imperterrito. Finalmente felice. "È un talento assoluto; è stato abbandonato a se stesso per anni e per questo è finito nel doping", spiega Donati. L'altoatesino rappresenta forse la scommessa della vita per l'ex dirigente Coni, emarginato a suo tempo dall'ente proprio per le sue battaglie contro la dilagante farmacia proibita. Una scommessa che, a prescindere dai risultati, sembra già vinta. I patti erano chiari: rendersi disponibile ad ogni controllo a sorpresa, giorno e notte. A chiamarlo per una quindicina di test di ogni tipo il professor Ronci, ematologo dell'Ospedale S. Giovanni Addolorata. Se si aggiungono le due analisi della Iaaf, la federazione internazionale - l'ultima addirittura a Capodanno, all'alba - si può dire che oggi Alex sia uno degli atleti più controllati al mondo. E questa è una prima vittoria del team Donati: si può fare un controllo credibile senza spendere cifre pazzesche come l'antidoping ufficiale. Già, perché i test li ha pagati e li paga lo stesso Schwazer. La seconda vittoria è altrettanto chiara: con il talento si può fare sport di alto livello senza fare uso di farmaci, neppure quelli consentiti. Alex non assume integratori e neppure vitamine. Pane e un piatto di pasta e broccoli basta e avanza dopo una mattinata di allenamento e 20 chilometri di test a varie andature. Vedere per credere. Sotto Natale Schwazer ha percorso 40 chilometri in poco più di tre ore ad una velocità che non sarebbe facile tenere neppure di corsa per un atleta di medio calibro. L'altro giorno, maschera per misurare il consumo di ossigeno sul volto, ha coperto per quattro volte i 5000 metri a ritmi crescenti: da 13,3 a circa 15 km all'ora. È un passo da primi 5 al mondo, con frequenze cardiache che lasciano spazio a grandi miglioramenti. Per questo i tecnici che lo seguono sorridono. "I dati dicono che ha ancora margini molto ampi ", dice Donati. Ed è davvero un delitto che un talento del genere sia stato lasciato a se stesso. La riscossa di Schwazer è dietro l'angolo e rappresenta la sconfitta di un intero sistema. Quello di tecnici impreparati e di uno sport che pretende di fare del risultato ad ogni costo l'unica religione.