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De Benedittis su Schwazer
De Benedittis su Schwazer
Data: 12/08/2016
Autore: de benedittis
Argomento: marcia
Inviato da Si potrebbe dire: finalmente è finita! In realtà non credo che finirà perché sicuramente ci sarà uno strascico legale con varie botte e risposte. L'unica cosa certa è che Schwazer non parteciperà alle Olimpiadi di Rio. Io personalmente però posso dire di aver terminato un periodo che mi ha portato notevoli disagi interni. La cosa buffa è che conosco un po' tutti i protagonisti della vicenda, meno il protagonista principale, ossia Schwazer. Non posso esimermi a questo punto, di rilasciare il mio pensiero su tutto quello che si è sviluppato intorno a questo caso. Un po' per dare sfogo a quello che ho covato dentro in questi mesi, un po' per dare un contributo, spero positivo ad una situazione che al momento finalmente si è chiarita, ossia Schwazer si è dopato una seconda volta ed è stato condannato, come tutti i recidivi, ad 8 anni di squalifica. Carriera praticamente finita. In tutto questo, il contesto di odio, ignoranza, superbia, oserei dire cattiveria, in cui si è svolta questa vicenda, lascia veramente l'amaro in bocca. I tanti leoni da tastiera che non hanno mai avuto parte in causa in una minima azione contro il fenomeno doping hanno pontificato per mesi senza ovviamente avere una minima documentazione. Alcuni con grande coraggio, sparavano a zero su Donati (e continuano a farlo in queste ore) dicendo apertamente che non avevano mai letto i suoi libri, ed altri addirittura disconoscono le sue doti da tecnico chiedendo in modo provocatorio quali atleti abbia allenato... Dall'altra parte, allo stesso modo, si sono fatte dichiarazioni inaccettabili, come se ci fosse un solo atleta al mondo mentre tutti gli altri non contassero nulla in virtù di una superiorità tecnica e morale rispetto al resto del mondo dell'atletica. Vorrei ricostruire la vicenda e spero non vi annoierete. Tutti sanno cosa è successo prima di Londra. In quei giorni si stava concludendo anche la stesura del libro "Lo Sport del Doping" scritto da Donati ed edito dal Gruppo Abele. Venne inserito un piccolo capitolo e la conferenza stampa di presentazione si tenne il 12 novembre 2012, per chi è curioso, qui può trovare una rassegna stampa: http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeAttachment.php/L/IT/D/3%252Ff%252Fd%252FD.86a237075596ae87ed77/P/BLOB%3AID%3D7351/E/pdf Alla conferenza stampa erano presenti, oltre all'autore, il Generale Cosimo Piccinno, comandante dei Nas (poi scomparso a giugno 2015), e Don Luigi Ciotti. Io in qualità di responsabile sport di Libera condussi la presentazione alla quale erano presenti numerosi giornalisti. Molte furono le domande e le interviste sia sul libro, sia sul caso Schwazer. Donati affermò in quella sede che l'atleta era l'anello debole della catena e che in fondo non era giusto che pagasse solo lui e non coloro che si rendono responsabili con azioni od omissioni della somministrazione delle sostanze dopanti (questo per chi si è sorpreso delle ultime dichiarazioni di Donati nella commissione parlamentare sul caso Whereabouts). L'ultima domanda la feci io a Donati: Sandro, secondo te oggi si possono vincere gare internazionali senza l'assunzione di sostanze dopanti? Risposta, dipende dalle specialità, in prove dove la tecnica è preponderante si, lo escluderei nelle gare di resistenza ed in quelle dove la forza è fondamentale. Su questo non sono mai stato d'accordo con Donati e glielo dissi apertamente. Donati, mi sembra chiaro, si è ricreduto. Si cominciò quindi a predisporre l'organizzazione delle presentazioni che furono numerosissime per un libro comunque di nicchia e questo creò anche problemi all'editore, poco attrezzato a volumi così importanti. Circa 200 presentazioni svolte tra il 2012 ed il 2013 con una grande spesa di energia soprattutto da parte di Donati sempre presente. C'è da sottolineare che i proventi dei diritti d'autore, Donati li lasciò tutti al gruppo Abele e a Libera (questo per coloro che si sono meravigliati della sottoscrizione aperta da Libera per contribuire alle spese di Schwazer). La prima di queste presentazioni pubbliche si svolse alla Sala Di Liegro della Provincia di Roma con oltre 200 persone. In quella occasione furono presenti anche Giuseppe Fischetto e Rita Bottiglieri invitati proprio da Donati. Fischetto addirittura fece un intervento sottolineando il ruolo importante sia di Donati che del libro che si presentava. Erano presenti, tra gli altri, anche Gianni Minà ed il Presidente Ferdinando Imposimato (questo per ricordare a tutti che anche Donati riteneva Fischetto un elemento affidabile della lotta al doping tanto da invitarlo a fare un intervento in quell'occasione). A fine 2014 o inizio 2015 ci sono i primi contatti tra Schwazer e Donati. Io dissi a Donati semplicemente che ritenevo una favola quella del dopaggio solitario, del viaggio in Turchia e che lui avesse fatto tutto da solo. Lui mi disse che l'unica condizione per cui lui potesse allenare Schwazer era che il ragazzo confessasse tutto. Le dichiarazioni rese da Schwazer accontentarono Donati. e quindi fecero l'accordo. Io nel frattempo avevo accettato un altro incarico e conclusi la mia collaborazione con Libera. Il 1° aprile 2015, giorno in cui con una conferenza stampa viene annunciata la collaborazione, subito si scatenano i contrari a questo progetto. Successivamente le dichiarazioni di Schwazer, per dirla con un eufemismo, incaute, scatenano ulteriori polemiche e la comprensibile ostilità di una larghissima parte degli atleti della nazionale. Nel frattempo dall'indagine di Bolzano parte il caso Whereabouts che si protrae fino alla richiesta di deferimento della procura antidoping con le relative assoluzioni. Questo alimenta ancora di più l'astio contro Schwazer, reo, con il suo doping, di aver scatenato una reazione a catena che ha creato problemi a molti, in alcuni casi a sproposito. Il progetto comunque va avati, senza purtroppo quel low profile, sbandierato a chiacchiere ma poi abortito nei fatti. Si spaccia per rivoluzionario un metodo, quello delle finestre sempre aperte, che spesso nei fatti viene applicato (quanti atleti sono controllati a sorpresa fuori dagli orari di reperibilità? Ultimi casi proprio quello di Mornati o della Rigaudo, cercata al mattino addirittura al Quirinale mentre lei aveva dato la disponibilità in serata a Roccaraso!). Si grida allo scandalo per i test di Schwazer che servono a valutarlo per convocarlo in Nazionale alla Coppa del Mondo, i toni si fanno sempre più pesanti, sui social sempre più persone si improvvisano paladini dell'antidoping senza aver mai fatto nulla in tal senso nella loro vita, e poi arriva, dopo la vittoria a Roma e il secondo posto a La Coruna, la notizia della seconda positività. Da lì in poi veramente un crescendo di brutture. Giudizi pesantissimi su Schwazer e Donati, accuse pesantissime a IAAF e a Fischetto, addirittura un docufilm assolutamente non obiettivo ma schierattissimo, che non fa capire nulla di come sono andate le cose ma sposa una tesi. Gli slittamenti delle date, il verdetto arrivato al fotofinish. In questi minuti, si scatenano i fans del complotto e gli assatanati che gridano vittoria. E non sappiamo neanche le motivazioni della sentenza... Forse da lì riusciremo a capire veramente cosa sia successo. Sono tutti concordi su una cosa: la federazione ha sbagliato. Ha sbagliato a non difendere Schwazer da questo stillicidio di slittamenti (per gli uni). Ha sbagliato a non prendere le distanze da un dopato recidivo (per gli altri). Io dico invece che la Federazione ha fatto bene. Si è attenuta alle regole, non ha preso una parte, ha accompagnato il gruppo che riteneva essere stato leso nei diritti difensivi, ma non ha mai difeso l'atleta risultato positivo. Spesso nei corsi di formazione si fa un gioco di ruolo. Quello di scambiarsi le parti e mettersi nei panni della controparte per comprendere come ci si dovrebbe comportare. Credo che farebbe bene a tutti coloro che in questi mesi hanno sputato veleno da un parte e dall'altra. Mettersi nei panni di chi si è sentito offeso dal trattamento riservato a Schwazer, come attenzione mediatica, e al tempo stesso mettersi nei panni di Donati e Schwazer, che dichiarandosi innocenti sono convinti di essere finiti in una spy story degna di un regista alla Spielberg.