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Riceviamo da Luca Laureti
Riceviamo da Luca Laureti
Data: 19/06/2007
Autore: Luca Laureti
Argomento: Ricordo di Enrico
Non sarò breve, non posso. Ricordare Enrico è per me molto semplice ma c'è una moltitudine di cose che abbiamo condiviso insieme nel corso del tempo e c'è veramente tanto da raccontare. E’ stato per me soprattutto un amico fraterno ancorché zio, ma è stato un grandissimo amico per la maggior parte delle persone che lo hanno conosciuto. In questa occasione particolare lo ricordo come tecnico di atletica leggera, passione che lui cominciò a coltivare molto presto, alla fine degli anni settanta, mettendo da parte completamente la sua, peraltro brillante, attività di mezzofondista e maratoneta. Memorabili sono i vari gruppi di atleti che vennero a formarsi nel corso degli anni sotto la sua guida tecnica, penso agli studenti dell’ ITIS di Viterbo degli anni settanta/ottanta tra le cui fila spiccavano sicuramente tra i mezzofondisti Chiricotto, Chiusaroli e Cerolini. Penso sicuramente al formidabile gruppo del quale io stesso ho fatto parte negli anni ottanta con, come punta di diamante, Stefano Bossi eclettico e fortissimo atleta viterbese che spaziava con eguali brillanti risultati dagli 800m alla mezza maratona passando per i 3000 siepi. Ma non posso dimenticare sempre riferendomi a quegli anni di Bastianini, Oriolesi, Tondinelli, Canuzzi, Fiorucci, Deci, Pesci, Graziotti , D’Ottavio, Masala e di mio fratello Lucio. Spesso con lui alla guida della sua 500 blu si partiva anche in 5 per andarci ad allenare sui percorsi più impegnativi durante la stagione invernale oppure al fresco dei boschi di Montefogliano durante l’estate. La ricerca continua del perfezionamento del gesto tecnico della corsa era forse il tasto più premuto durante le sedute di allenamento. In tempi non sospetti già faceva eseguire ai suoi atleti esercitazioni che sono diventate di moda negli ultimi anni. Mi ricordo perfettamente i circuiti di potenziamento muscolare, le varie applicazioni di interval training, noiosissime ma efficaci allenamenti dedicati a curare l’assetto in corsa, l’appoggio dei piedi, l’ampiezza del passo, il posizionamento delle braccia. Mi diceva spesso, quando magari proprio non se ne poteva più di fare questo tipo di sedute che se tramite esse fosse riuscito a farci guadagnare anche un solo centimetro ad ogni passo, alla fine di una gara di dieci chilometri ciò si sarebbe tradotto in 60 – 70 metri, a volte la differenza tra vincere o arrivare secondo… Ti guardava sempre fisso negli occhi, sorrideva e poi ti dava un pacca sulla spalla, questo era il suo approccio quando le cose andavano bene, ma se c’era qualche problema ti guardava torvo aggrottando le sopracciglia e ti vuotava tutto il sacco della sua insoddisfazione e molto spesso aveva ragione lui… Negli ultimi anni della sua vita si dedicò ad allenare atleti praticamente in tutte le discipline, dalla velocità con Luigi Colletti ai lanci ed alla marcia nella quale non posso non citare mia cugina Rachele Carnassale e Giancarlo Bartocci e per quanto riguarda il mezzofondo veloce senz'altro Ermete Tozzi. A dieci anni esatti dalla sua scomparsa, ho piacere di ricordare una peculiarità del suo carattere che soltanto chi lo ha frequentato più assiduamente conosce. Enrico era apparentemente una persona estremamente seria e posata, ma nel suo intimo era incredibilmente divertente con un senso dell'ironia e dell'autoironia non comune. Mi ricordo come fosse oggi di divertentissime burle da lui scientificamente architettate anche a noi atleti. Chi lo ha conosciuto di persona non può non ricordarsi dei suoi capelli ricci minuziosamente tenuti in posa come se fosse uscito in quel momento dal parrucchiere. Una volta mentre seguiva un allenamento di Marco Paoloni, fresco di un 2 ore e 28! alla maratona di Firenze, cominciò a borbottare qualcosa sulle condizioni meteorologiche della giornata. – Speriamo che non piova Marco... – Speriamo proprio che non piova... E Marco di rimando – Ma Errì, ma pure se cominciasse a piovere che problema c'è? E infatti di li a poco comincio a piovigginare abbondantemente. Come per incanto, quel formidabile casco di capelli ricci cominciò a disfarsi completamente e con lui tutta la lacca che lo teneva insieme. – A Errì, ma che t'è successo? Disse Marco, che stentava a riconscerlo – Hai capito ora perchè speravo che non piovesse? Marco Paoloni, suo grande amico ed allievo è stato sicuramente il più grande maratoneta che l'atletica viterbese abbia mai prodotto, vantando un tutt'ora inarrivabile 2 ore e 24'. Nella maratona di Firenze che citavo prima, Enrico avrebbe dovuto seguirlo in bici lungo il percorso. A gara avviata, a più riprese, mentre correva, Marco cercò con lo sguardo qua' e la' dove fosse e lo trovò soltanto dopo un bel tratto che armeggiava con l'attrezzo. Enrico non sapeva andare in bicicletta... Così ho piacere di ricordarlo, con quel suo sorriso rassicurante che non ha mai lesinato a nessuno. Luca Laureti